La filosofia di Lord Kelvin

Kelvin

Lord William Thomson, più famoso come Lord Kelvin, è considerato uno dei padri della termodinamica, ideatore di una delle tre scale della temperatura, la scala Kelvin, e ingegnere di successo

(partecipò, per esempio, alla posa del primo cavo telegrafico sottomarino transatlantico, nel 1866). Tra Stokes e Kelvin vi fu una duratura amicizia, testimoniata da una lunga corrispondenza epistolare raccolta in “The Correspondence Between Sir George Gabriel Stokes and Sir William Thomson, Baron Kelvin of Largs” (Cambridge University Press, 1990).

Kelvin, è, come Stokes, un cristiano protestante convinto: frequenta la cappella quotidianamente e partecipa spesso a discussioni teologiche, generate proprio dalla riflessione scientifica, anche presso associazioni con intento apertamente apologetico, come la “Christian Evidence Society” (nata nel 1870 “per spiegare alcuni dei fondamentali principi della Fede Cristiana”).

Proprio in occasione del meeting annuale di questa associazione Kelvin invia, il 23 maggio 1889, uno scritto, ancora oggi attuale, su quello che definisce il “miracolo della vita”: egli è convinto che sia impossibile giustificare la nascita automatica della materia organica da quella inorganica (come invece vorrebbero i materialisti, impossibilitati a riconoscere una differenza ontologica tra materia morta e vita). In questo testo si legge che l’idea diffusa “nel mondo non scientifico”, secondo cui “il mondo scientifico crede che la Scienza abbia scoperto il modo per spiegare tutti i fatti della Natura senza adottare alcun credo in un Creatore”, è “infondata”.

Uno dei problemi irrisolvibili (lo è ancora oggi) è appunto l’origine della vita. Scrive Kelvin: “La scienza della materia morta, che è stata il soggetto principale dei miei pensieri durante la mia vita, è, io credo, chiara su questo punto, che l’età della terra è definita. Non sappiamo infatti quanto abbia, se venti milioni di anni, di più o di meno, certamente non è indefinita… qui noi siamo faccia a faccia con il più meraviglioso di tutti i miracoli, l’inizio della vita su questa terra”.

Se anche qualche forma o qualche parte di vita, continua Kelvin, proponendo per la prima volta la ipotesi della panspermia, è giunta sulla terra portata da qualche pietra meteoritica, ciò non “diminuisce la meraviglia, il tremendo miracolo che noi abbiamo nel cominciamento della vita sulla terra”.

L’origine della vita è un tema assai caro a Kelvin, convinto, come si è detto, che sia impossibile la abiogenesi, cioè un’autogenesi dell’essere vivente da materia inorganica.

Ci ritorna sopra in più occasioni, anche in relazione al dibattito sull’ipotesi di Darwin. Nel 1871, in occasione di un convegno presso la “British Association for the Advancement of Science”, si dichiara d’accordo con la conclusione dell’ “Origine della specie” di Darwin, in particolare con il passaggio in cui si parla di un Creatore come origine della vita, inizialmente “ispirata soltanto ad alcune poche forme”, ma spiega di non credere all’onnipotenza della selezione naturale (cui del resto non crede neppure Sir A. Wallace, coscopritore con Darwin della stessa), escludendo una “Intelligenza che governa e controlla tutto continuamente”. “Sono profondamente convinto-aggiunge- che spesso nelle teorie zoologiche si è trascurato il concetto di finalità”.

Il 4 maggio 1903 The Times pubblica una lettera di Lord Kelvin. In essa si parte ancora una volta dal problema dell’origine della vita, per giungere al mistero della libertà umana, inspiegabile alla luce del materialismo deterministico: “Qui il pensiero scientifico è costretto ad ammettere un Potere Creatore. Quarant’anni fa, passeggiando, chiesi a Liebig (grande chimico tedesco, ndr) se credeva che l’erba e i fiori che noi vedevamo, fossero cresciuti per semplici energie chimiche. Rispose: ‘no, come non posso credere formato da pure forze chimiche un libro di botanica che ne rechi la descrizione’. Ogni movimento della libera volontà umana, per la fisica, la chimica e la matematica è un miracolo”.

Proprio Liebig nel 1856 in occasione di una conferenza pubblica “sulla natura inorganica e la vita organica”, infatti, sosteneva l’impossibilità di utilizzare la scienza per difendere il materialismo, cioè un sistema filosofico che omette di porsi la domanda sull’origine e sulla vera natura della vita. Il materialismo, argomentava Liebig, è propalato da “dilettanti che dalle loro passeggiate sui confini della scienza pretendono d’acquistar diritto a sciorinare in faccia al pubblico ignorante e facilone la vera origine del mondo e della vita e i mirabili progressi umani nella conquista delle cose più elevate…

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Estratto dalla prefazione a:  http://www.filosofiaescienza.it/padre-dellastrofisica-contemporanea-un-suo-saggio-filosofico/