Antonio Stoppani e la geologia italiana (evoluzione e creazione)

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 […] Se Niccolò Stenone è il padre della geologia, egli non è stato l’unico sacerdote a occuparsi di questa disciplina. Senza ricordare i numerosi religiosi, da Lazzaro Spallanzani ad Andrea Bina e Timoteo Bertelli, che hanno contribuito a fondare altre discipline di studio della Terra, come vulcanologia e sismologia, si può menzionare almeno il sacerdote Antonio Stoppani, considerato il padre della geologia e della paleontologia italiane (oltre che il maestro di don Giuseppe Mercalli, anch’egli un’autorità nel campo degli studi di vulcanologia e sismologia). Stoppani fu presidente sia della Società Italiana di Scienze Naturali (dal 1883 al 1891), sia della Società Geologica Italiana nel 1884.

«Ordinato sacerdote nel 1848, fu professore di geologia presso l’Università di Pavia (1861), l’Istituto Tecnico Superiore di Milano (1862-1877 e 1882-1891) e l’Istituto di Studi Superiori di Firenze (1878-1882). A Milano inoltre lavorò sempre presso il Museo Civico di Storia Naturale, di cui, durante la sua seconda permanenza nel capoluogo lombardo, fu anche direttore (1882-1891), arricchendolo di numerose collezioni paleontologiche. Stoppani fu il primo geologo a notare la determinante influenza dell’uomo sull’ambiente e sul clima, tanto da chiamare “antropozoica” l’attuale era geologica; oggi i geologi usano il termine “antropocene” ma ne riconoscono a Stoppani la paternità della definizione. Tra le sue numerose pubblicazioni scientifiche si ricordano in particolare gli Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia (1856), la Paléontologie lombarde (pubblicata in quattro volumi tra il 1858 ed il 1881) ed il Corso di Geologia in tre volumi (1871-1873), considerato il miglior trattato di geologia dell’epoca. Ma l’attività scientifica dello Stoppani non si limitò solo all’ambito accademico, egli infatti profuse sempre il massimo impegno anche nella divulgazione scientifica; anzi possiamo definirlo il primo divulgatore scientifico italiano. Probabilmente è impossibile ritrovare e raccogliere la gran mole di suoi articoli divulgativi che all’epoca comparvero sulla stampa italiana, ma ci basti ricordare la sua principale opera dedicata all’educazione scientifica del popolo e in particolare dei giovani: Il Bel Paese – Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia []. Tutte le conversazioni de Il Bel Paese sono intervallate da riflessioni come la seguente: “Ma la scienza non si contenta di dire: ‘Dio ha fatto, ha voluto così’; vuole anche sapere come ha fatto, ed anche, se può, perché ha voluto così. E Dio non vieta questa nobile curiosità che è tutta consentanea a quel lume di ragione, che Dio stesso ha dato all’uomo, perché fosse l’immagine sua. Anzi Dio gli ha forniti i mezzi perché possa soddisfarla; né la scienza consiste in altro che in una più perfetta cognizione del Creatore e delle sue opere. Scienza e virtù quasi divinizzano l’uomo: ignoranza e vizio l’abbrutiscono”.

Sul tema dell’evoluzione Stoppani si soffermò nel suo Cosmogonia mosaica (1887), un’opera dedicata alla spiegazione della creazione narrata nel Genesi alla luce delle moderne conoscenze scientifiche. Qui scrive: “La Creazione − Tutte le cose cavate dal nulla per volere di Dio e Dio Creatore di tutte le cose per un atto eterno della sua volontà. Ecco ciò che costituisce, pel primo capitolo del Genesi, il vero e principale obietto del divino insegnamento. È questa la verità semplicissima. […] Siate eterogenisti, siate darwinisti, appigliatevi a qualunque delle teorie naturali o positive, ed inventatene quante ne volete per descriver fondo a tutto l’universo; osate tutto, pretendete tutto nel vostro campo, e siate inesorabili nello scrutare, nel tormentar la natura per strapparle fino all’ultimo segreto. Ma arrestatevi, di buon grado volenti, davanti al problema dell’Essere, dove vi tocca per forza d’arrestarvi anche non volenti”.

NellExemeron, un’altra opera dedicata allo stesso tema, pubblicata postuma nel 1893, a proposito dell’evoluzione delle specie, scrive: “Dio […] non creò da principio l’uomo, ma ciò che doveva costituirlo: come non creò nel tempo gli uomini, ma l’uomo […] che doveva generarli […]. Dio non creò i leoni, i cavalli che noi vediamo, anzi nemmeno si può dire un primo leone, un primo cavallo; ma forse soltanto i principi per cui doveva prodursi il primo leone, il primo cavallo […]. Ma si dirà: non ci voleva un atto creativo a parte perché cominciassero le piante e gli animali? No: nel primo atto creativo c’era quello di cui è capace un atto divino, che non ha limitazioni né di tempo, né di spazio […]. Lo svolgimento nel tempo e nello spazio dell’universo è conseguenza del primo atto creativo, che fu completo, senza bisogno di successive addizioni, concetto inconcepibile ed assurdo, Dio essendo nel suo volere eterno ed infinito. Ma il Genesi dice che fece le piante, gli animali, l’uomo. Sì, riferendo a ciascun essere o classe di essere quell’atto creativo che in principio diè la ragione, fu causa prima di tutti gli esseri. Creavit coelum et terram con tutte le proprietà, con tutte le leggi che governano il cielo e la terra, colla fecondità di cui gode il cielo e la terra, dunque creò gli esseri che si trovano in cielo e in terra, e che anzi costituiscono il cielo e la terra»[1].

Infine una interessante puntualizzazione filosofica contenuta nel suo Acqua et aria: “Ma la stessa geologia, come tutti i rami delle scienze naturali, se cerca la ragione immediata di un fatto, la trova in un altro fatto: se di questo vuole anche saperla, la scopre in un terzo fatto, quindi in un quarto, un quinto… senza che possa mai uscire dalla sfera dei fatti, che non trovano mai, per quanto la si cerchi, una ragione in se stessi. E’ vero che in queste indagini lo scienziato si illude, pensando di cercare, e forse di scoprire nelle cose le ragioni delle cose, e confondendo troppo spesso la ragione ultima con una causa qualunque di second’ordine… La ragione, o quello che meglio dicesi il principio, o intendasi come efficacia di una volontà che si determina ad agire, o come regola che ne governa gli atti, è un elemento che appartiene esclusivamente alla natura razionale. Il materialista una ragione non la troverà giammai. Tutta la natura (tutto quello che cioè sul chiamarsi natura, ma che dovrebbe dirsi più determinatamente natura sensibile), non può dare un solo principio, e non possono darlo, trincerandosi in se stesse, tutte insieme le scienze che se ne occupano. Cercare nella natura sensibile la ragione di un qualunque atto del suo meraviglioso svolgimento sarebbe come domandare al bue perché incida così dritti i solchi paralleli sul campo; alla nave, perché guidi con così sicura traccia, attraverso l’Oceano, al porto il navigante. Se cercate la ragione perché la locomotiva corra così precisa alla meta, senza alcuno che le additi il cammino, credereste di averla trovata nelle guide, che le impediscono di fuorviare?…”[2].

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[1] Cfr. F. Santoni, http://www.disf.org/autori/antonio-stoppani.

[2] A.STOPPANI, Acqua et aria, ossia la purezza del mare e dell’atmosfera fin dai primordi del mondo animato, SEI, Torino, 1932, 2-6).