La Cina e la scienza

Drago-cinese

Joseph Needham, biochimico, studioso di embriologia e sinologo, nel suo celeberrimo Scienza e civiltà in Cina si chiede perché la scienza moderna sia nata in Europa e non in Asia.

E risponde, tra l’altro, citando un famosa quartina newtoniana: “Sia lodato il Signore perché ha parlato/gli universi si piegarono alla sua voce possente;/Leggi che non verranno mai violate, / Egli ha fatto per il loro ordine e norma”.

Questa quartina, argomenta Needham, non avrebbe mai potuto essere scritta da un cinese, ma solo nell’Europa

cristiana, “in cui la concezione di un Creatore, sia della realtà non umana che di quella umana, rende via via familiare l’idea che anche la natura abbia da seguire leggi inviolabili…”. I Cinesi, osserva ancora Needham, “non erano affatto convinti [a differenza degli europei cristiani] che il codice delle leggi naturali potesse essere svelato o letto, poiché non vi era alcuna garanzia che un essere divino, ancora più razionale di noi, avesse mai formulato un tale codice suscettibile di venir letto”; di conseguenza, di fronte ai cristiani che argomentavano sulla potenza di Dio, che solo può violare una legge di natura, compiendo miracoli, negavano ai miracoli qualsiasi capacità di provare alcunché, se non una “buona tecnica di maghi

Di seguito una pagina da: Francesco Barone, “Nuova civiltà delle macchine”, Anno VI, n.3, 1988, e alcune considerazioni sul tema da: Giuseppe Longo, Il gesuita che disegnò la Cina, Springer, Milano, 2010:

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