Albert Einstein: Bibbia, filosofia greca e valori spirituali

albert_einstein_frasi

Nel 1935, nel corso di una commemorazione di Mosè Maimonide, il pensatore ebreo che in età medievale aveva argomentato a favore dell’accordo tra razionalità ed insegnamenti biblici, e che Spinoza in età moderna eleggerà a proprio principale avversario ideale, Albert Einstein scrive:

“Una volta che i barbari teutonici (durante le invasioni barbariche del V sec. d. C., ndr) ebbero distrutto l’antica cultura d’Europa, una nuova e più raffinata cultura (quella medievale, ndr) cominciò lentamente a fluire da due fonti che in qualche modo erano riuscite a non lasciarsi seppellire del tutto nella devastazione generale: la Bibbia ebraica e la filosofia e l’arte greca. L’unione di queste due fonti così differenti l’una dall’altra contrassegna l’inizio della nostra epoca culturale e da quell’unione, direttamente o indirettamente, è scaturito tutto ciò che informa i veri valori della vita dei nostri giorni… la nostra lotta per preservare tali tesori contro le attuali forze della tenebra e della barbarie non potrà allora che dirsi vincente… Noi ebrei dovremmo essere e rimanere portatori e difensori dei valori spirituali…”1.

Se in questa e in altre occasioni Einstein rivaluta il pensiero teologico medievale e le scuole clericali, da cui nacquero le università2, altrove aggiunge che le “scritture religiose ebraiche” hanno esercitato “un’azione benigna sulla struttura sociale di gran parte dell’umanità”, ad esempio con l’introduzione “di un giorno settimanale di riposo, una profonda benedizione per tutta l’umanità3, e attraverso la diffusione di una visione filantropica dell’esistenza.

In vari momenti il testo biblico viene utilizzato dallo scienziato anche per uno sguardo sull’attualità e la politica. Ad esempio quando condanna il nazismo, sostenendo che nella visione biblica sono inconcepibili razzismo e nazionalismo, perchè tutti gli uomini hano lo stesso “Padre”; quando scrive che il profeta Mosè è preferibile al politico Machiavelli, oppure quando critica certe scelte di Israele.

A tal proposito sa bene che l’Antico Testamento è la storia di un’ elezione divina, della fedeltà ma anche dei tradimenti del suo popolo. E con coraggio mette in guardia da questi ultimi.

In un’occasione, ad esempio, dinnanzi alla Jewish Accademy of Sciences, nel 1936, citando l’episodio biblico della danza idolatrica attorno al vitello d’oro, afferma: “dobbiamo tenerci saldi a quell’atteggiamento spirituale nei confronti della vita”, sfuggendo “quell’adesione totale alle mete materiali ed egoistiche che oggigiorno minaccia il giudaismo… Noi ebrei dovremmo essere e rimanere portatori e difensori dei valori spirituali…perennemente consapevoli che questi valori sono e sono sempre stati il fine comune di tutta l’umanità 4

 

Albert Einstein, Pensieri, idee, opinioni, Newton, Roma, 2004, p. 227. Riguardo alla considerazione del pensiero medievale, si ricordi che Einstein conosce e stima gli scritti teorici del fisico francese Pierre Duhem, in particolare il suo La théorie physique, son objet et sa structure (1906). Ipotizzabile che abbia letto qualcosa anche degli studi di storia della scienza di Duhem, tutti volti a rintracciare anche nella filosofia e nella teologia cattolica medievale, le origini del pensiero scientifico moderno, smentendo così un luogo comune dell’epoca: il presunto “oscurantismo medievale” (

2 C’è almeno un altro passaggio, oltre a quello citato precedentemente, in cui Einstein ricorda l’importanza del medioevo per la cultura occidentale: “Non è un puro caso che le nostre più antiche università sia siano sviluppate dalle scuole clericali. Tanto le chiese che le università –finché assolvono la loro vera funzione, tendono alla nobilitazione dell’individuo…” (A. Einstein, Pensieri, idee, opinioni, cit., p.15). Oltre all’opera del Duhem, forse Einstein conosce, per aver avuto con lui alcuni dialoghi, l’opinione del filosofo e matematico Alfred North Whitehead (1861-1947) autore insieme a Bertrand Russell dei Principia Mathematica (1910-1913): per lui l’origine del pensiero scientifico va rintracciata nella teologia medievale, nella “concezione medioevale, che insisteva sulla razionalità di Dio, al quale veniva attribuita l’energia personale di Yahwèh e la razionalità di un filosofo greco”.

3 Idem, p.212

4.Idem, p.226